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Con il termine vitamina D si identifica in realtà un gruppo di molecole (pro-ormoni), presenti soprattutto sotto forma di ergocalciferolo (vitamina D2) e colecalciferolo (vitamina D3). La forma attiva della vitamina (calcitriolo o 1,25-diidrossivitamina D) si lega a un recettore specifico presente sulla superficie delle cellule e può così svolgere la propria azione, collegata soprattutto – ma non solo – al buon funzionamento del metabolismo delle ossa in quanto migliora l’assorbimento del calcio. La quantità di vitamina D contenuta negli alimenti è scarsa, mentre secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità, il 90 per cento del fabbisogno di questo composto si ottiene grazie all’esposizione al sole.
Con il termine vitamina D si identifica in realtà un gruppo di molecole (pro-ormoni), presenti soprattutto sotto forma di ergocalciferolo (vitamina D2) e colecalciferolo (vitamina D3). La forma attiva della vitamina (calcitriolo o 1,25-diidrossivitamina D) si lega a un recettore specifico presente sulla superficie delle cellule e può così svolgere la propria azione, collegata soprattutto – ma non solo – al buon funzionamento del metabolismo delle ossa in quanto migliora l’assorbimento del calcio. La quantità di vitamina D contenuta negli alimenti è scarsa, mentre secondo le stime dell’Istituto superiore di sanità, il 90 per cento del fabbisogno di questo composto si ottiene grazie all’esposizione al sole.
La carenza di vitamina D non ha solo un impatto negativo sulla salute dello scheletro, ma secondo alcuni studi potrebbe anche facilitare disturbi cardiovascolari, diabete, malattie autoimmuni e cancro” come si legge in un recente articolo pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences, ed anche un aumento del rischio di sclerosi multipla nelle donne.
Il recettore della vitamina D appartiene alla superfamiglia dei recettori degli ormoni steroidei / tiroidei ed è espresso dalle cellule nella maggior parte degli organi, inclusi: cervello, cuore, pelle, gonadi, prostata e seno.
I ricercatori stanno valutando il potenziale ruolo della vitamina D anche nella prevenzione e cura dell’influenza stagionale e nello sviluppo di alcune malattie autoimmuni (diabete di tipo 1, lupus eritematoso sistemico) e neurologiche (Parkinson, Alzheimer). Vedi anche i recenti studi sulla funzione della vitamina D contro il Covid-19, che propongono un ruolo protettivo e di riduzione delle patogenicità del virus nei soggetti che assumono vitamina D (studi in corso di verifica), questo anche perché la vitamina D interagisce con il sistema immunitario, infatti i VDR (recettori della vitamina D) sono espressi in diversi tipi di globuli bianchi, compresi i monociti e le cellule T e B attivate.
Vitamina D e performance atletica
Le prime ricerche riguardanti la relazione tra vitamina D e prestazioni atletiche risalgono ai primi anni del XX secolo. I ricercatori russi e tedeschi sono stati i primi a segnalare gli effetti convincenti dell’irradiazione da luce ultravioletta per migliorare le prestazioni atletiche e ridurre i dolori correlati all’attività sportiva cronica.
Purtroppo, ci sono limitati studi sperimentali che dimostrano un miglioramento delle prestazioni con la supplementazione di Vitamina D. Una recente meta-analisi di diciassette studi di questo tipo non ha rivelato alcun effetto significativo della vitamina D in generale, ma è stato osservato un significativo miglioramento della forza muscolare negli studi in cui il livello medio iniziale di 25-idrossivitamina D era di 25 nmol /L o inferiore. Aumentando i livelli di vitamina D si riducono l’infiammazione, il dolore, la miopatia, aumenta la sintesi proteica muscolare, la concentrazione di ATP, la forza, potenza e in genere le prestazioni fisiche.
Alcune evidenze scientifiche hanno dimostrato anche che la somministrazione di vitamina D3 aumenta l’effetto anabolico della leucina. Aggiungere la leucina a pasti ricchi in proteine è forse la strategia di integrazione più efficace per gli atleti e body builder che cercano di accelerare la crescita muscolare.
I ricercatori della Clermont Universite in Francia hanno scoperto che maggiore è la concentrazione di vitamina D3 nel sangue, maggiore è l’effetto anabolico della leucina.
Nello studio si evince che la Vitamina D3 aumenta la sensibilità recettoriale all’insulina ed inoltre incrementa l’attività dei meccanismi anabolici cellulari.
La vitamina D può aumentare anche la forza muscolare, probabilmente attraverso la stimolazione della produzione di testosterone. Uno studio 12 mesi, in doppio cieco, randomizzato con controllo in 54 uomini non diabetici ha dimostrato che il gruppo che ha ricevuto 3332 UI/die di vitamina D ha avuto un significativo aumento dei valori ematici di D, di testosterone totale e libero (che è la frazione bioattiva).
Questi risultati supportano l'idea che elevando i livelli di D si può aumentare la produzione di testosterone nei soggetti di sesso maschile non diabetici.
Lo staff NutriRiab
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