mercoledì 21 aprile 2021

CURA L'INTESTINO E CURERAI IL MAL DI SCHIENA: RIPERCUSSIONI POSTURALI DELLE INFIAMMAZIONI A CARICO DELL'INTESTINO - FOCUS DUODENO

 


L’intestino tenue è quella parte del canale alimentare che va dallo stomaco all’intestino crasso; vi si svolgono le funzioni digestive e di assorbimento. Inizia in corrispondenza dello sfintere pilorico e termina alla valvola ileocecale. Vi si distinguono, in seguito al comportamento del peritoneo e alla conseguente diversa mobilità che ne deriva, due parti principali: il DUODENO o parte fissa e l’INSTESTINO TENUE MESENTERIALE o parte mobile. Il tenue mesenteriale a sua volta si divide in DIGIUNO ed ILEO.

DUODENO

ANATOMIA

Il duodeno rappresenta la prima parte dell’intestino tenue, ha una lunghezza di circa 30 cm e un calibro di 47 mm. Inizia dalla 1a vertebra lombare, a destra della linea mediana, facendo seguito al piloro e termina a sinistra della 2a vertebra lombare in corrispondenza della flessura duodeno-digiunale, continuando con l’intestino tenue mesenteriale. La superficie interna del duodeno, liscia nella porzione superiore, presenta, a partire dalla porzione discendente, diversi rilievi arcuati, le pieghe circolari che si trovano anche nell’intestino tenue mesenteriale. Proprie del duodeno la piega longitudinale e le papille duodenali, maggiore e minore. La piega longitudinale è un rilievo allungato di circa 2cm che termina inferiormente nella papilla maggiore, che è un rilievo conico della mucosa aperto in corrispondenza dell’apice dove vi sboccano il dotto coledoco (che proviene da cistifellea e fegato) e il dotto pancreatico principale (di Wirsung). I due condotti confluiscono alla base della papilla, in una cavità comune della ampolla duodenale (o ampolla di Vater).

La papilla minore si trova più in alto rispetto alla maggiore e al suo apice sbocca il dotto pancreatico accessorio (di Santorini).

FUNZIONE

Si tratta di un passaggio obbligatorio per il cibo che, ingerito dalla bocca e attraverso ‘esofago e quindi allo stomaco, giunge in quest’area dell’organismo. Il tratto del tenue si presenta come un tubo caratterizzato da anse, all’interno del quale si determina quasi tutto l’assorbimento dei nutrienti da parte del sangue. Quando il cibo ingerito giunge in questa zona, assume una forma liquida, definita CHIMO, frutto dell’azione di triturazione dei denti prima e dei succhi gastrici dopo.

I movimenti di contrazione delle pareti del duodeno, che avvengono grazie ai muscoli longitudinali e circolari, ridurranno sempre di più il volume del chimo, spingendolo verso le zone più basse del tenue. Come abbiamo visto all’interno del duodeno tramite la papilla maggiore o sfintere di Oddi vengono riversate al suo interno le sostanze secrete da fegato e pancreas. L’attività dello sfintere di Oddi e regolato dalla colecistochinina, un ormone secreto in seguito ad un pasto ricco di grassi. Come si sa la BILE, prodotta dal fegato ha il compito di emulsionare i lipidi per agevolarne la digestione e favorirne la scissione da parte delle lipasi presenti nel succo pancreatico.

Oltre alla funzione digestiva ed assorbente, il duodeno presenta anche attività endocrina secernendo vario ormoni come secretina, colcistochinina, gastrina, somatostatina ecc; ed immunitaria in quanto il tessuto linfoide GALT presente nella mucosa del duodeno, costituisce la prima barriera contro eventuali patogeni.

DUODENITE

Il duodeno può andare incontro a processi infiammatori generalmente correlati all'aumento delle secrezioni acide dello stomaco, questa condizione è detta duodenite.
Questa ipercloridia, a sua volta, può essere provocata da diversi fattori, tra i quali ritroviamo infezioni sostenute da Helicobacte pylori, che possono portare l'insorgenza di gastriti e ulcere peptiche.
La duodenite inoltre si può manifestare in associazione alla gastrite, in questi casi si preferisce parlare di gastroduodenite.
Allo stesso tempo, l'infiammazione del duodeno, può essere provocata dall'eccessivo uso di FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), parassitosi come la giardiasi o sindromi croniche come Morbo di Crohn e celiachia.
Atri fattori come stress e un'alimentazione scorretta possono favorire l'insorgere e/o l'aggravarsi della sintomatologia. L'abuso di alimenti come caffè, alcol, bibite gassate, cibi eccessivamente grassi o fritture può portare alla condizione infiammatoria descritta.
Qualunque sia la causa eliminando o riducendo drasticamente i cibi sopra elencati, intolleranze diagnosticate, l'abuso di FANS, sarà possibile attenuare la sintomatologia ed anche arrivare alla completa guarigione.

RIPERCUSSIONI POSTURALI


Le irritazioni e le patologie di questo importante organo, oltre a generare problematiche al sistema intestinale, possono alterare la normale postura e causare di conseguenza dolori muscolo-scheletrici.

Tali alterazioni posturali  sono giustificate proprio dalle connessioni anatomiche che il duodeno contrae con le strutture circostanti. Esso si trova subito dietro la parete addominale, la sua parete  è rivestita da tessuto peritoneale che a sua volta riveste la superficie interna dell’addome. Sempre a livello addominale troviamo una struttura muscolo-fasciale (aponeurosi trasversale), che risente enormemente delle modificazioni del contenuto intestinale. Questa fascia muscolare è a sua volta collegata sia con la sovrastante fascia diaframmatica che con le fasce pelviche sottostanti. Da queste connessioni si po’ facilmente intuire come una distensione (gonfiore, irritazione) del duodeno si possa facilmente propagare direttamente alla fascia addominale ed indirettamente a livello diaframmatico e pelvico. Queste alterazioni muscolo-fasciali, trascurate nel tempo, determinano un cambiamento significativo della postura generale, soprattutto a livello lombare e cervicale e con molta probabilità essere causa di insorgenza di dolori muscolari a tali livelli.

Altra connessione interessa il sistema nervoso. Il duodeno è innervato dal nervo vago ed il suo nucleo si trova a livello cervicale. Esso contrae rapporti con una branca (sensitiva) del nervo trigemino e con i primi due nervi cervicali. Queste connessioni spiegano anche come un problema al duodeno si possa riflettere sul tratto cervicale, generando dolori muscolari e alle volte anche instabilità, vertigini, nausea e vomito.

Quindi, per i motivi sopra elencati è fondamentale che un problema simile sia affrontato con multidisciplinarità. Per questo motivo prima di intraprendere un programma di riassetto posturale è fondamentale che uno specialista della nutrizione sui occupi di analizzare e risolvere il problema intestinale.

Written by

Dott.Ennio Chiavetta

Dottore in Scienze Motorie e Massofisioterapista 

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Dott.ssa Amelia Cavarretta

Biologa Nutrizionista

martedì 20 aprile 2021

ALLENAMENTO FUNZIONALE: FUNZIONALE A COSA?

Il termine funzionale, sta ad indicare qualcosa di "adatto a", "utile per", quindi esprime caratteristiche di compatibilità con l'argomento che si prende in esame.

Nel caso dell'allenamento, oggi questo termine è molto di moda e sembra chissà di quale innovazione si tratti, apparentemente un'invenzione dell'epoca moderna che fa miracoli sulla preparazione atletica.
In verità, si tratta della scoperta dell'acqua calda, in quanto certi concetti, che oggi vengono decantati nell'allenamento Funzionale, sono stati sempre validi e soprattutto praticati negli ambiti sportivi e anche militari, dove l'obiettivo è sempre stato la prestazione e non l'estetica fine a se stessa.
Purtroppo al giorno d'oggi solo ciò che produce guadagno viene preso in considerazione e diffuso, spesso con pubblicità ingannevoli, utilizzo improprio di esercizi e attrezzature; una continua corsa alla ricerca del "nuovo", per poter applicare la propria etichetta e poi vendere corsi e attrezzature, con conseguenze spiacevoli nella salute e nei risultati per i clienti mal capitati.
Negli ultimi trenta anni abbiamo assistito al susseguirsi di continue mode nelle palestre o sulle riviste di settore che hanno spaziato dall'Aerobica, al Body Building, al Cardio fitness, la Gym music, il Body Pump, l'Aeroboxe e via dicendo fino, appunto, all'attuale Funzionale.


Anche l'uso degli attrezzi è conseguenza di mode, che guarda caso non inventano mai nulla di nuovo, ma semplicemente si rivendono, sotto nuove vesti, conoscenze e strumenti "vecchi come il cucco"!
La bodybar non è altro che la versione moderna del bastone Jagger, inventato nell'ottocento a scopo di addestramento militare. I ceppi, o appoggi, Baumann, sempre del XIX secolo, oggi tornati in voga con il funzionale. La fitball corrisponde al pallone svizzero (Klein) inventato già dagli anni '60 del novecento. I kettlebell di oggi, esistevano già dal 1700 in Russia e addirittura un attrezzo simile nell'antica Grecia. Rincorrere queste false innovazioni determina confusione e disorientamento da parte degli addetti ai lavori: istruttori, preparatori atletici, personal trainer e così via. Una marea di informazioni, molte delle quali inesatte e superficiali, che andrebbero esaminate con cognizione di causa alla luce delle opportune conoscenze scientifiche, capendo cosa c'è di vero alla base, per poi applicare esercizi e metodi in modo appropriato ai vari contesti.
Il fitness, cioè l'attività che si svolge in palestra per stare in salute, purtroppo è quello maggiormente soggetto a mode perchè più diffuso alla massa, assoggettato a regole commerciali e a frasi d'effetto come: "ottenere addominali scolpiti in 10 minuti!".
Estraniandosi da queste logiche, gli operatori del settore seri e preparati hanno proseguito per la loro strada, continuando a portare avanti certi principi da sempre validi, alla base di tutto, pur aggiornandosi e documentandosi sulle nuove scoperte della scienza dello sport e del benessere. In questa ottica l'allenamento funzionale risulta fondamentale, anzi, direi che è l'unico allenamento possibile per qualunque obiettivo: salute, estetica o prestazione sportiva che sia. Personalmente ritengo che la vera essenza di quello che facciamo e siamo sta nelle nostre origini, più ci distacchiamo da queste, più ci allontaniamo da ciò che è utile ed efficace. Lavorare con macchinari ultramoderni e sofisticati ci allontana dal lanciare sassi, sollevare e spingere pietre, correre, arrampicarsi, nuotare e tutto ciò che risulta più naturale, quindi funzionale per l'essere umano.
A questo punto, però, bisogna fare attenzione ad identificare con esattezza cosa si intende per funzionale. Prendere in mano un sacco di sabbia e farlo roteare intorno al corpo, oppure sollevare per tre minuti due kettlebell, o prendere a martellate un pneumatico, non si traducono necessariamente in allenamento funzionale, ma spesso solo in un'enorme fatica. Non è la fatica il metro di valutazione del nostro allenamento, bensì l'efficacia e l'attinenza. Questo deve essere chiaro.
Innanzi tutto bisogna definire l'obiettivo. Per poter affermare che un allenamento è funzionale a qualcosa, bisogna sapere quel "qualcosa" in cosa consiste, quindi la specificità. Un esercizio potrebbe essere funzionale per l'addestramento militare, ma non per la preparazione di un pallavolista. Utile per un saltatore in alto, ma non attinente per una casalinga. Inoltre, come accennato anche prima, la funzionalità non deve essere legata ad un attrezzo ma al metodo con cui si impiega lo stesso. Un manubrio è sempre un manubrio, un semplice mezzo di allenamento, se lo sollevo per un minuto di seguito, ottengo un allenamento funzionale per la forza resistente, se lo faccio per dieci secondi con la giusta velocità, diventa invece funzionale per la forza esplosiva. Di conseguenza, se devo allenare l'esplosività non devo sollevare manubri o kettlebell per un minuto consecutivo, perchè sto usando il metodo sbagliato. A prescindere quindi dall'attrezzo, è il metodo che rende l'esercizio funzionale. Capire questo è fondamentale per non cadere nella trappola delle mode.
Troppo spesso si vede nelle palestre un approccio sbagliato, in cui l'insegnante parte dall'idea di utilizzare un attrezzo per fare la lezione di Funzionale, in base al quale poi stabilisce l'esercizio da svolgere, senza scegliere un metodo ben preciso e spesso avendo anche un'idea vaga sull'obiettivo. Questo purtroppo è il modus operandi di chi superficialmente si appresta ad insegnare qualcosa tentando di scimmiottare movimenti appena appresi durante un corso nel fine settimana.
Un approccio costruttivo deve invece partire dall'obiettivo che si vuole perseguire e da questo definire a cascata: il metodo adeguato per l'obiettivo, l'esercizio idoneo per applicare quel metodo, l'attrezzo appropriato per l'esercizio scelto.
Oltre alla specificità, per essere funzionale, un movimento deve avere le seguenti caratteristiche principali:

  • complesso;
  • con necessità di stabilizzazione;
  • con medio/alta difficoltà coordinativa;
  • con azione su più piani.
Complesso è sinonimo di multiarticolare, cioè che coinvolge una molteplicità di articolazioni e quindi di gruppi muscolari. Ogni movimento naturale nel quotidiano, è complesso, ma anche ogni movimento sportivo lo è. I gesti più efficaci ed economici sono sempre quelli complessi, perchè distribuiscono il carico/lavoro su più muscoli e su più articolazioni. Pertanto, se lo scopo è la funzionalità, non si può prescindere da questa caratteristica.
Anche la necessità di stabilizzazione è un punto fondamentale, perchè attiva tutte quelle strutture di sostegno antigravitarie che danno al corpo una base solida e affidabile da cui far partire tutte le azioni motorie, da quelle più semplici a quelle più complesse.
I muscoli stabilizzatori sono tanti ed il loro intervento cambia a seconda del movimento e delle posture, con l'obiettivo di rendere la vita facile agli altri gruppi muscolari, dinamici, che si occupano invece dell'esecuzione motoria vera e propria. Spesso l'attenzione si sofferma sui muscoli dinamici, perchè apparentemente più visibili, ma in realtà, la vera forza e precisione dei movimenti è assicurata da quelli stabilizzatori, sono loro che fanno il "lavoro sporco". Il "core" è proprio un punto cruciale per la stabilizzazione e ad esso è legato anche il concetto di allenamento propriocettivo.
Anche la cuffia dei rotatori è un settore di stabilizzazione, infatti, molti infortuni a carico di questi muscoli, derivano proprio dall'uso sbagliato di certi esercizi, che escludono l'intervento di questo gruppo con conseguente indebolimento progressivo. Alla prima occasione di elevato stress, nell'esecuzione di un movimento naturale in cui la cuffia dei rotatori è chiamata ad agire, questi si lesionano. Allenarsi in un multy-power ad esempio, piuttosto che con un bilanciere libero, è il classico esempio di annullamento del lavoro degli stabilizzatori. Essendo il bilanciere vincolato e guidato in un binario, l'azione muscolare è finalizzata alla sola spinta di questo verso l'alto senza alcuna necessità di controllo.
Altro punto focale di stabilizzazione è la caviglia, quindi il piede, su cui poggiano tutte le strutture sovrastanti, deputato a mantenere l'equilibrio statico e dinamico e a fungere da ammortizzatore in tutte le azioni che si svolgono in stazione eretta. Il moderno uso delle calzature e l'abitudine a camminare su pavimenti sempre piatti, ha determinato il deallenamento cronico delle strutture del piede. Questo, inoltre, può essere ulteriormente aggravato a seguito di infortuni al piede o di immobilizzazioni temporanee dell'arto inferiore. A questo proposito, tutti gli esercizi propriocettivi eseguiti in stazione eretta sono utili per invertire la tendenza, migliorando lo stato di salute e garantendo prestazioni atletiche migliori e meno soggette a lesioni.
La componente coordinativa concorre alla funzionalità di un esercizio anche come conseguenza delle prime due caratteristiche sopra descritte. Un movimento complesso che richiede stabilizzazione, necessariamente implica delle abilità coordinative, che possono essere più o meno marcate a seconda della difficoltà dell'esercizio. Questo non significa che per svolgere un allenamento funzionale bisogna fare il funambolo, anche delle semplici andature in affondo, combinate con delle torsioni con pallone zavorrato, ad esempio, rappresentano un efficace esercizio funzionale, pur se di medio/bassa entità coordinativa.
Infine, l'aspetto dell'azione su più piani corporei (vedi figura accanto). Alcuni autori la reputano imprescindibile, senza di questa il movimento non può essere definito funzionale. Personalmente invece la penso in modo diverso. Di certo, compiere correttamente un movimento che si svolge su più piani, implica maggiore complessità, coordinazione e stabilizzazione, quindi ipoteticamente risulterebbe altamente funzionale. Non dimentichiamoci però che la funzionalità si riferisce anche all'obiettivo, quindi la domanda da porsi è: quel movimento è efficace per il mio obiettivo? Riproduce in maniera totale o parziale il movimento reale o sportivo a cui sto puntando? E soprattutto, allena le catene cinetiche pertinenti alla mia disciplina? Se la risposta è no, allora il fatto di avere tutte e 4 le caratteristiche non rende quell'esercizio funzionale per me, perchè manca di specificità. Un esercizio apparentemente funzionale, se messo nel contesto sbagliato perde di significato. La corsa, ad esempio, uno degli esercizi più funzionali per l'essere umano, se viene applicata alla preparazione di un nuotatore perde di significato, perchè non più specifico per quel contesto, a meno che, quell'atleta non abbia necessità di recuperare alcune funzionalità di base a seguito di infortuni o problemi di salute, ma questo è un altro aspetto e va considerato come recupero funzionale.
Al contrario, invece, esistono molti esercizi che pur agendo su un solo piano, risultano essere altamente funzionali, alcuni dei quali li vedremo più avanti in questo capitolo.
Non si deve ragionare sulla base di quali gruppi muscolari devo allenare: pettorali, bicipiti, tricipiti, quadricipiti. Accantonate questa mentalità e parlate solo di movimenti e funzioni.
Solo qualche mese fa mi è capitato in palestra, mentre eseguivo delle trazioni al Trx, che un ragazzo mi facesse questa domanda:"A cosa serve questo esercizio, al dorso?". Non ho potuto fare a meno di sorridere e proseguire il mio allenamento. Sarebbero servite un paio di ore di spiegazione e la proiezione di qualche slide probabilmente, per riuscire a sradicare una mentalità acquisita in venti anni di palestra, facendogli capire che non è una questione di dorso o di petto, ma di un esercizio che allena la funzione di trazione degli arti superiori, con l'adeguata postura e preventiva preparazione del core. Elaborazione un po' complicata per chi ragiona ancora come nei libri di Joe Weider.
Un movimento complesso fa intervenire decine di gruppi muscolari, quindi ne allena tanti in un unico esercizio. Questo comporta una completa efficacia ed efficienza nei risultati, nonchè un risparmio di tempo impiegato nell'allenamento. Perchè allenare tutti i "pezzi" separatamente, quando posso farlo in un'unica volta? Oltretutto, quei "pezzi" sono abituati, per natura, ad agire contemporaneamente, quindi non faccio altro che assecondare ciò che è più spontaneo e quindi più efficace.

Tratto dal libro:
"Esercizi atletici per sport e fitness" di Luca Martorelli, Hoepli - 2015

Written by

Luca Martorelli
Tecnico Nazionale e Campione Mondiale di Kick Boxing 
Autore di:
"Esercizi atletici per lo sport e fitness"
"Preparazione atletica negli sport di combattimento e nelle arti marziali"


Sito web
http://www.lucamartorelli.com/sicura/luca_martorelli_roma.php

Facebook
https://www.facebook.com/luca.martorelli.56
https://www.facebook.com/EserciziAtleticiPerSporteFitness
https://www.facebook.com/PreparazioneAtleticaNegliSportDiCombattimento



SNEP: QUALITA' E MOTIVAZIONE AL SERVIZIO DELLA SALUTE

 


Snep S.p.A, nata nel 2014, commercializza prodotti e soluzioni per l'alimentazione e il benessere personale con un network completamente made in Italy. Snep è una delle poche aziende italiane che vendono mediante network marketing ad aver investito per assicurare che tutti i suoi prodotti siano tra i migliori sul mercato e conformi alle normative UE e alle leggi italiane, fissando standard di sicurezza, garanzia ed efficacia altissimi.

I prodotti Snep, i più noti dei quali sono riconducibili alle categorie dei sostitutivi di pasto per il controllo del peso e degli integratori alimentari, sono ideati e formulati per dare agli utenti un sostanziale aiuto nella vita quotidiana, con un'eccezionale attenzione alla qualità e preservando il livello dei prezzi, fra i più interessanti del settore, grazie alla produzione esclusivamente italiana, alla filiera cortissima e all'uso intensivo delle nuove tecnologie.

Alle spalle di Snep, ci sono i Lavoratori Alveida, polo scientifico dell'azienda, guidati dal Dott. Maico Polzella che, in base alle sue profonde conoscenze di erbe officinali ed essenze naturali, ne estrae prodotti estremamente efficaci studiati da uno staff medico impegnato a raggiungere e mantenere standard qualitativamente superiori.
Punto focale dell'efficacia dei prodotti è la Synergic Formula, che fa si che i principi attivi contenuti in questi integratori agiscano in maniera sinergica, permettendo di combattere e risolvere il problema all'origine, e non solo in maniera superficiale ed isolata.


Ma i prodotti di Snep non si limitano solo agli integratori, l'azienda ha aperto le porto a prodotti per la cura del corpo dai profumi, creme, make up e prodotti per l'igiene personale; troviamo anche  prodotti alimentari come il caffè, prodotti per l'integrazione sportiva; infine sono presenti prodotti per la detersione dell'ambiente biologici a base di microrganismi attivi.
Insomma Snep punta  a dare un pattern completo di prodotti al cliente, servizi sempre più ampi e di grande qualità.

Questo include anche l'opportunità di crearsi un proprio network lavorativo e sviluppare la propria carriera. Infatti Snep opera con un meccanismo di multilevel marketing dando la possibilità a decine di migliaia di incaricati di sviluppare il proprio lavoro indipendentedi imprenditoria digitale, sicuramente oggi supportato dall'esponenziale sviluppo del social selling. Oltretutto l'azienda supporta i consulenti con formazione online continua e programmi incentivanti.
Iniziare è semplice, basterà registrarsi al sito di Snep e seguire la procedura indicata e poi mettere in campo la propria voglia di crescere lavorativamente.

Una testimonianza ci è stata data da Tiziana Cavaleri, una giovane mamma che ha conosciuto Snep prima come cliente e poi come consulente, ed entusiasta ci ha parlato di quanto questo lavoro le abbia dato la possibilità di dare il suo supporto economico in casa, dell'indipendenza e della libera gestione del suo tempo, dandole così l'opportunità di lavorare senza toglierle tempo per la sua famiglia.
Di seguito vi riporteremo i contatti per chiedere informazioni.

"Quando abbiamo fondato Snep International ci siamo prefissi un duplice obiettivo: offrire agli italiani prodotti eccellenti, migliori di quelli che ci arrivano dall'estero, e creare nuove opportunità di lavoro e di miglioramento del tenore di vita per il più vasto numero di persone possibile." AD di Snep International Giorgio Burgalassi

Oggi con le nuove tecnologie si aprono le porte a nuovi settori lavorativi, che ormai fanno parte dell'evoluzione delle vendite in tutti i settori merceologici.

Lo staff NutriRiab

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lunedì 19 aprile 2021

CHETONI ESOGENI: MITO O REALTA’?


Da qualche anno sono arrivati in Italia integratori a base di chetoni esogeni con lo scopo di agevolare e velocizzare la perdita di peso. Sarà vero?

Vediamo cosa sono i chetoni e qual è la loro funzione in condizioni fisiopatologiche di chetosi

La chetosi è una condizione particolare, assolutamente fisiologica, che probabilmente si è evoluta per garantire la sopravvivenza dell'essere umano in situazioni di digiuno prolungato o patologie come il diabete. E' un patway metabolico distintivo delle cellule epatiche che permette di utilizzare i lipidi di riserva per produrre corpi chetonici, piccole molecole avidamente metabolizzate da cervello, cuore e tessuto muscolare.
I due corpi chetonici utilizzati a fini energetici sono l'Acetoacetato e il β-idrossibutirrato, mentre l'acetone è la forma che viene eliminata con urine e respirazione, quando la velocità con cui queste sostanze sono prodotte ne supera quella di utilizzo.


Gli effetti sull'organismo di uno stato di chetosi sono:
  • aumento della secrezione di adrenalina e noradrenalina, che favorisco la mobilizzazione degli acidi grassi dal tessuto adiposo, aumentando così la loro concentrazione plasmatica, fattore essenziale nel controllare la velocità con cui i corpi chetonici sono prodotti dal fegato;
  • riduzione della glicemia, che si stabilizza
  • riduzione della concentrazione di insulina
  • aumento del rilascio di glucagone, antagonista dell'insulina
  • aumento della concentrazione plasmatica dei corpi chetonici che, con un meccanismo a feedback negativo, regola la velocità con cui sono prodotti, stimolando il rilascio di insulina e inibendo quello degli acidi grassi
L'insieme di questi adattamenti e variazioni ha come fine ultimo quello di favorire l'utilizzo degli acidi grassi liberi, anziché del glucosio (mancante), come substrato preferenziale per la produzione di energia, riducendo al minimo la perdita di proteine, legata a processi indispensabili a garantire un minimo apporto di glucosio al cervello.

La sua caratteristica di stimolare la lipolisi a scopi energetici, il suo effetto anoressizzante (riduzione del senso di fame e aumento della sazietà) sono il motivo per il quale l'alimentazione chetogenica è andata in auge tra le diete dimagranti.

Ma questa non è esente da rischi e per questo è sempre necessario sia monitorata da uno specialista.
Una chetosi non controllata o patologica, oppure eccessivamente protratta nel tempo, può dare origine ad alcuni effetti collaterali.
Solitamente uno dei primi sintomi è la Keto-influenza, cioè una serie di malesseri simil influenzali dovuti allo scarso adattamento dell'organismo dopo 2-3 giorni dall'inizio della dieta chetogenica. Comprende:
  • Mal di testa
  • Affaticamento
  • Vertigini
  • Nausea
  • Irritabilità
In seguito possono verificarsi:
  • Aumento della filtrazione renale e della diuresi portando a disidratazione e sovraccarico renale con possibile effetto tossico;
  • Rischio di ipoglicemia;
  • Rischio di ipotensione;
  • Possibilità di svenimento (dovuta alle due precedenti);
  • Relativo aumento del carico di lavoro epatico per incremento della gluconeogenesi, dei processi di deaminazione e transaminazione;
  • In presenza di attività motoria intensa e/o prolungata, catabolismo muscolare;
  • Maggiore tendenza a crampi, stispsi, tachicardia
E' altamente sconsigliata poiché può essere particolarmente nociva per:
  • Soggetti malnutriti (soggetti con disturbi del comportamento alimentare DCA);
  • Diabetici di tipi 1;
  • Gestanti;
  • Soggetti con pregresse patologie a carico di fegato e/o reni;
CHETONI ESOGENI
Per ovviare alle difficoltà di instaurare uno stato di chetosi attraverso l'alimentazione, che solitamente richiede tempi più o meno lunghi per raggiungere livelli di chetoni plasmatici minimi, fin dagli anni sessanta si è sperimentato l'utilizzo di chetoni esogeni, Il termine esogeni indica che provengono appunto dell'esterno - sostanze il cui consumo dovrebbe portare rapidamente il corpo in uno stato di chetosi, senza dover ricorrere ad una dieta. Attenzione però, com'è intuibile, alcuni vantaggi della dieta chetogenica derivano dalla privazione dei carboidrati e non dall'aumento dei chetoni, ragione per la quale non è detto che sia è possibile ricreare la stessa condizione assumendoli per via esogena.
I chetoni esogeni sono disponibili in due forme diverse:
  • Sali chetonici: in genere si tratta di sali sodici di β-idrossibutirrato. La maggior parte dei prodotti in commercio fornische 8-12 g di chetoni e 1 g di sodio per porzione e ha quindi un impatto non trascurabile sull'equilibrio elettrolitico e dei liquidi nel corpo.
  • Esteri chetonici: sono composti complessi dove il β-idrossibutirrato è legato ad un alcol e non presentani il problema di un potenziale accumulo di sali legato all'uso quotidiano.
I principali effetti dei chetoni esogeni

Effetto energizzante

Nell'organismo, il β-HB può essere convertito in acido acetoacetico, che entrerà nel percorso energetico tramite la β-chetotialasi, dividendosi in due molecole di acetil-CoA che entreranno poi nel ciclo di Krebs per generare ATP. Le rimanenti molecole di β-HB vengono convertite in acetone attraverso il meccanismo di eliminazione dell'acetoacetato decarbossilasi.

Effetto anoressizzante

E' dovuto alla riduzione dei livelli di Grelina, l'ormone dell'appetito e della fame ed ad un blando effetto tossico sul sistema nervoso centrale che porta una lieve sensazione di benessere.

Altri effetti
  • Riduzione della glicemia anche con piene riserve di glicogeno. La riduzione della risposta glicemica non sembra essere guidata da un aumento dell'insulina ma da un miglioramento dei marcatori di sensibilità insulinica;
  • Effetto ANTI-lipolitico (nessuna scissione dei grassi) del tessuto adiposo; questo avviene per una sorta di difesa dell'organismo che, vedendo aumentare troppo i corpi chetonici nel sangue, tende a ridurre il consumo di acidi grassi. Bisogna far notare che l'aumento della mobilizzazione e dell'ossidazione degli acidi grassi tipiche della dieta chetogenica si devono ad un effetto indiretto, ovvero alla mancanza di glucosio e calorie più che all'aumento dei chetoni in circolo.
  • Ridotta proteolisi muscolare
Possiamo dire che quando i chetoni vengono assunti a livello esogeno, ciò che si ottiene è una chetosi acuta nutrizionale  e non cronica patologica.

Servono realmente?

Il corpo regola il livello di chetoni e di glucosio sulla base dei livelli di insulina. Se il glucosio aumenta, la produzione di chetoni viene inibita per una questione di sicurezza; la presenza simultanea di elevati livelli di entrambi può portare a stati infiammatori che hanno come estremizzazione la chetoacidosi. questa condizione simultanea va contro ogni stato fisiopatologico.
I corpi chetonici, prodotti a livelli fisiologici, quando l'organismo va in deficit di glucosio, possono essere molto utili all'organismo.
Questo perchè gli acidi grassi non sono in grado di oltrepassare la barriera ematoencefalica e, logicamente, non possono essere utilizzati dal cervello a scopo energetico. I corpi chetonici, al contrario, riescono a raggiungere le cellule nervose ottemperando, seppur in parte, alla loro richiesta energetica. 
Possiamo dire che all'interno di un regime chetogenico, l'utilizzo di chetoni esogeni può essere utile come potenziamento e aumentano l'efficacia, ma non in una alimentazione standard in presenza di carboidrati
Per schematizzare:



Ma bisogna sempre considerare i possibili effetti collaterali di una produzione forzata mediante dieta chetogenica o assunzione di chetoni esogeni.

I chetoni esogeni sono utili?

Gli unici effetti dimostrabili (mediante letteratura scientifica ufficiale) dei chetoni esogeni sono l'effetto anoressizzante, l'azione ipoglicemizzante con miglioramento della sensibilità insulinica e l'effetto energizzante in quanto producono circa 4-5 kcal/g (disponibilità di combustibile).
Altri effetti soprattutto quelli relativi al dimagrimento sono presunti o addirittura inesistenti.
Le aziende produttrici dichiarano che i chetoni esogeni stimolano la lipolisi, ma come visto in precedenza uno dei loro effetti è esattamente l'opposto, per risposta dell'organismo all'aumento eccessivo dei corpi chetonici plasmatici.

Da un punto di vista commerciale, il punto chiave è come sempre il marketing fuorviante delle aziende che sembrano fornire informazioni che in realtà rappresentano solo strategie di vendita del prodotto. Per questo bisogna avere sempre un pensiero critico e informarsi a fondo prima dell'acquisto.

Written by

Dott.ssa Amelia Cavarretta
Biologa Nutrizionista

Fonti

"Super Metabolismo con la Dieta Chetogenica" - Stefania Cazzavillan
Noakes, T.D. , Windt J., "Evidence that supports the Prescrition of Low Carbohydrate High Fat Diet: a narrative review" British Journal of Sports Medicine


venerdì 16 aprile 2021

DOLORE CERVICALE E SISTEMA VISIVO: COME GLI OCCHI INFLUISCONO SULLA TUA POSTURA

 

Anche detta cervicalgia, il dolore alla cervicale è un disturbo muscolo-scheletrico. Il fulcro del fastidio si identifica nella rachide-cervicale e colpisce tutte le strutture quali muscoli, vertebre e nervi. Nella maggior parte dei casi questa problematica è accompagnata da forte nausea, vertigini e mal di testa.

Il dolore cervicale trova le sue cause in differenti fattori quali:

postura scorretta ,periodi di forte stress fisico ed emotivo, colpo di freddo,eventi traumatici come il colpo di frusta, movimenti bruschi ecc.

osteofiti,ernia cervicale,ipercifosi dorsale, iperlordosi lombare

Recenti studi hanno individuato tra le possibili cause di dolore cervicale anche una connessione tra la postura scorretta e alcuni disturbi del sistema visivo.

Come influiscono gli occhi sulla postura

Come accennato in precedenza la postura scorretta è una tra le principali cause del dolore cervicale.

Tuttavia, è opportuno considerare che in alcuni casi questa deriva proprio da un disturbo visivo. Studenti o lavoratori che trascorrono la maggior parte della giornata seduti a una scrivania davanti ad un computer o ai libri tendono a mantenere una posizione sbagliata per diverse ore. Questo perchè, il cervello, per correggere il difetto visivo invia al sistema nervoso l’input di modificare la posizione del corpo per permettere al soggetto di correggere il vizio o la mancanza di diottrie.


Dunque, la postura e i movimenti del corpo, vengono orientati in maniera poco corretta alterando, di conseguenza, la simmetria muscolare e scheletrica del corpo.

Nello specifico, il dolore cervicale e quindi i fastidi che interessano quell’area del corpo, possono derivare dall’inclinazione errata della testa.

La postura è l’insieme dei fenomeni neurofisiologici, neuropsichici e biomeccanici. Questi fattori vengono influenzati da diversi agenti come la vista ma anche i movimenti della testa, la deambulazione, l’inclinazione che assume la testa e il collo o i movimenti derivanti dalla respirazione.

Tuttavia, è opportuno considerare che esistono i cosiddetti fattori interni che influenzano la postura: tra questi l’informazione propriocettiva che ricopre un ruolo fondamentale nell’equilibrio tonico oculare. Nei fattori esterni, invece, le percezioni uditive e visive sono fondamentali per ricavare lo spazio extra-personale. Nel caso in cui questi dati non fossero acquisiti correttamente o venissero sfalsati per qualsivoglia motivo, si potrebbero manifestare problematiche di natura visiva e di conseguenza problematiche legate alla postura. Queste sono la principale causa di diversi fastidi tra cui dolore cervicale, forte nausea, mal di testa persistente e vertigini.

In generale, si può dire che la postura viene modificata dal cervello in base alle percezioni e agli stimoli che questo acquisisce dai vari apparati. Esso quindi tende a correggere il deficit percettivo (visivo) mediante flessioni e inclinazioni del capo le quali, con il passare del tempo, causano contratture cervicali e fastidi connessi ad esse.

Esistono tecniche di rieducazione funzionale, in collaborazione con altri professionisti, mirati a risolvere il problema; punto di partenza un attenta valutazione che precedete il trattamento. 

Written by 

Dott.ssa Anna Tripi

Fisioterapista 

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giovedì 15 aprile 2021

MOTIVO DELLA CONSULTAZIONE ? “HO BISOGNO DI UNA BELLA SCROCCHIATA”

Cosa genera quel crack ? Scientificamente denominato “effetto cavitazionale”, il rumore è generato dallo scoppio di bolle di gas che si formano nel liquido sinoviale che lubrifica le articolazioni.

Tutto questo non significa che le strutture che scrocchiano hanno un danno osseo (artrosi), o che ci sia un contatto delle superfici articolari. Significa solo che c’è stata una rottura di una bolla di gas nello spazio articolare (RESEARCH ARTICLE
Real-Time Visualization of Joint Cavitation: Gregory N. Kawchuk, Jerome Fryer)
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Il liquido sinoviale intrarticolare contiene gas (azoto, ossigeno e anidride c.). Quando una articolazione esegue un movimento di allontanamento dei 2 capi ossei, si crea spazio dove non è presente alcun fluido; qui si creano bolle di gas per colmare lo spazio. Quando scoppiano -> “crack”
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Lo stesso rumore PUÒ (NON DEVE) sentirsi quando l’osteopata attua tecniche manipolative orientate a correggere una disfunzione somatica. Queste tecniche (chiamate anche HVLA o Thrust) sono innocue de fatte con il giusto criterio (❌ in linea di massima da evitare nella lassità legamentosa, instabilità articolare e presunti stati osteoporotici)
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Ma queste tecniche articolari fine a se stesse sono efficaci da sole ?
NO, NO, NO, non hanno valenza terapeutica se non vengono applicate nel contesto di un trattamento globale e con una visione olistica dell’individuo
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Le manipolazioni vertebrali hanno costruito la fama degli osteopati, ma ad oggi fanno parte solo del modello di trattamento biomeccanico. NON TUTTI GLI OSTEOPATI “scrocchiano” e NON è vero che solo i bravi osteopati sanno farlo.
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Per concludere, il buon esito della manipolazione NON dipende dalla presenza del “crack” (CHE PUÒ ESSERCI O NON ESSERCI), perché la manipolazione ha come scopo quello di attivare un circuito neuro-muscolare attraverso lo stiramento degli elementi capsulo legamentosi per informare il sistema della nuova posizione ossea
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Written by
Osteopata DM Roi Andrea Caruso

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IL DILEMMA: CARDIO PRIMA O DOPO I PESI?


E’ ormai conosciuta come pratica comune, per massimizzare la massa muscolare e ridurre il grasso corporeo, l’esercizio di resistenza in sala pesi seguito dall’attività aerobica. Ma è ben evidente che l'organismo risponde in modo molto diverso ai due tipi di allenamento.

Nel primo caso abbiamo una massiccia produzione di molecole che promuovono la crescita muscolare come l’enzima mTOR.
La via mTOR viene regolata ed integra gli stimoli provenienti da una grande varietà di segnali cellulari, tra cui mitogeni, fattori di crescita (come IGF-1 e IGF-2), ormoni come l’insulina, nutrienti (aminoacidi, glucosio), i livelli di energia cellulare, e le condizioni di stress. D'altra parte, l'esercizio cardiovascolare riduce la massa delle cellule adipose attivando l'enzima AMPK, che stimola i processi di generazione di energia come l’assorbimento del glucosio e aumenta l'ossidazione degli acidi grassi, in ultima analisi portando a meno grasso corporeo. È stato anche dimostrato che l'attivazione di AMPK riduce i processi che consumano energia come appunto la sintesi proteica muscolare guidata da mTOR e la crescita muscolare (Erick A. Ritcher et al.). Di conseguenza, eseguire un lavoro aerobico subito dopo il sollevamento pesi potrebbe non essere la sequenza di allenamento migliore per una crescita muscolare ottimale, in quanto l'attivazione di AMPK contrasta la funzione mTOR in risposta al lavoro di forza, influenzandola negativamente. Ciò è particolarmente vero perché la funzione mTOR è tipicamente massimizzata subito dopo il sollevamento pesi, il che significa che l'attivazione simultanea di AMPK dall'allenamento cardio esaurirebbe notevolmente l'attività mTOR e la crescita muscolare (Mournier et al.)
Recenti studi hanno dato una possibile soluzione a questa problematica, cioè eseguire esercizi cardiovascolari prima dell’esercizio di resistenza per prevenire l’inibizione della crescita muscolare o la sua perdita evitando l’attivazione sincronizzata di AMPK e mTOR.
Infatti sembrerebbe che eseguire un allenamento cardiovascolare prima del sollevamento pesi aumenti la propensione ad aumentare la crescita muscolare, in quanto la produzione di AMPK durando solo un’ora dopo allenamento non andrebbe in contrasto con il recettore mTOR prodotto successivamente.
Per confermare questa ipotesi, uno studio di Ogasawara et al. ha esaminato i diversi livelli di attività di mTOR raggiunti durante l'allenamento cardio, prima o dopo il sollevamento pesi. Come previsto, hanno scoperto che l'esercizio eseguito dopo l'allenamento della forza ha comportato un aumento dell'attività AMPK, che ha attenuato direttamente la funzione mTOR e l'anabolismo delle proteine muscolari. Tuttavia, l'ordine opposto degli esercizi ha portato all'attivazione di AMPK solo per un'ora dopo la fine del lavoro aerobico. Poiché l'allenamento di resistenza è durato un'ora, gli autori di questo studio hanno concluso che l'attivazione di AMPK non coincideva con l'attivazione di mTOR dal lavoro di resistenza. Di conseguenza, questa sequenza di allenamento ha portato a un livello maggiore di funzione mTOR, fornendo un ambiente più anabolico che favorisce la crescita muscolare.
Dal punto di vista ormonale si può affermare che l’allenamento con i pesi standard fornisce uno stimolo che aumenta uno degli ormoni più importanti per la costruzione muscolare, il testosterone.
Al contrario, un intenso esercizio cardiovascolare in genere sopprime il livello di testosterone circolante, andando a bloccare la crescita muscolare.
In realtà anche la combinazione di esercizio cardiovascolare e allenamento contro-resistenza riduce i livelli di testosterone, indipendentemente dall’ordine di allenamento seguito.
Tuttavia, nonostante l’esaurimento del testosterone per il lavoro cardio, apparentemente, l’esecuzione di esercizi cardiovascolari prima dei pesi può favorire dei guadagni di forza considerevoli.
Questo effetto è stato dimostrato in uno studio di Schumann et al. che ha esaminato la risposta acuta sui livelli di testosterone dell’allenamento combinato cardio e pesi in due gruppi indipendenti che eseguivano l’allenamento aerobico prima o dopo.
I risultati hanno mostrato che il gruppo che eseguiva il cardio prima aveva livelli di testosterone relativamente più bassi rispetto al gruppo che ha svolto il lavoro di resistenza per ultimo.
Tuttavia, i livelli di testosterone più bassi non erano correlati con lo sviluppo della forza, poiché il gruppo che ha svolto per primo il lavoro di resistenza ha effettivamente mostrato maggiori guadagni di forza, con un aumento del 17% della loro 1RepMax (ripetizione massimale) nella pressa per le gambe, rispetto al gruppo che ha eseguito l’allenamento cardio per secondo, che ha migliorato la loro ripetizione massimale solo del 13%.
Presi insieme, i risultati sopra indicano che sebbene l’allenamento cardiovascolare esaurisca il potente ormone della costruzione muscolare, il testosterone, l’allenamento cardio prima è apparentemente migliore per favorire un aumento della massa muscolare e della forza.
Questo è probabilmente dovuto, ancora una volta, alla maggiore crescita muscolare guidata da mTOR.
I definitiva secondo la letteratura presentata l'attività cardio fatta prima del sollevamento pesi ha sicuramente dei benefici maggiori. Ma ricordiamo che fondamentale è affidarvi ad un professionista che vi guiderà in base alle vostre esigenze e la vostra anamnesi.
Rif.Articolo “Maximaze your gains by doing cardio first” by Michael J. Rudolph ( Ph.D. in Biochemistry and Molecular Biology from Stony Brook University– Muscolar Development

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